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***Il commento*** PIU’ CRISTIANI DEL CLERO di GAD LERNER

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Picariello scrive di essere distante da Renzi per ciò che riguarda(va) le sue posizioni espresse sui cosiddetti diritti civili e, più in generale, sul rapporto (da tenere – ?) tra Stato e Chiesa. La laicità è un fondamento costitutivo di qualsiasi democrazia (moderna). Ovvero Stato e Chiesa sono indipendenti nei loro rispettivi ambiti di azione; e dunque lo Stato deve rappresentare la spina dorsale di una comunità-Paese e reggerla politicamente, in totale libertà rispetto a qualsiasi istituto esterno (tra cui quelli religiosi, come – ma ovviamente non solo – quello della Chiesa cattolica). La Chiesa sostiene il rapporto spirituale tra i credenti e Dio, per chi vi crede (in tutti i sensi?). Così (effettivamente) non deve mettere becco nelle questioni politiche interne (al Paese; e qui recitiamo un mea culpa – … – per avere, contrariamente a questa convinzione, sottolineato più volte le parole del cardinale Bagnasco, sicuramente illuminate, ma che proprio per evitare l’autoreferenzialità di un doppiopesismo non possono, per questo, non essere considerate ingerenti) e non può pretendere di imporre la propria dottrina, ad agenti politici che – e qui sta il punto – devono agire in perfetta libertà. Il che sul piano del governo del pubblico (che spetta alla politica) si traduce nel decidere a prescindere da qualsiasi indicazione (che non ci deve essere) da parte della Chiesa, e sul piano privato – lo diciamo perché si pone invece il caso di possibili interventi – non deve fare leggi che vi pongano limiti – o, meglio, all’autodeterminazione – dei cittadini. La prima è la laicità; la seconda è la democrazia liberale. Altrimenti si sfocia nello Stato etico (ed evidentemente si è perfettamente liberi, ancora – in tutti i sensi? – di optare per l’uno o per l’altro, come Paese, sia pure – però, allora – cambiando la Costituzione; purché la scelta sia consapevole). Naturalmente, per ciò che riguarda il secondo piano, questioni si pongono quando si fuoriesce (anche per pochi millimetri) dal perimetro dell’autodeterminazione e si coinvolgono (in qualche misura) gli altri. Questo è terreno della legge che deve regolare lo “stare insieme”. E nel farlo, pure nella laicità, può evidentemente attingere alla cultura cristiana, che, nei limiti di una democrazia liberale, è certamente una nostra radice – culturale. Culturale e non politica (perché lo Stato è laico e non confessionale) e non morale (perché avremmo scelto una democrazia liberale e la morale è privata). Il Cristianesimo che pervade – storicamen- te – il nostro modo di essere. Ed è per questo, ci dimostra ora il conduttore de L’Infedele, che c’è il “rischio” (?) che i veri cristiani finiamo per essere noi “laici”, e che il clero, tutto preso da un (indebito, e improprio) temporalismo, dimentichi la propria vocazione.

Nella foto, Gad Lerner

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di GAD LERNER

Chi rappresenta il cattolicesimo in Italia. Faceva impressione il contrasto, sul “Corriere della Sera” del 24 dicembre, fra l’editoriale natalizio di Claudio Magris che rifletteva con argomenti eterodossi ma poetici e vitali sulla vicenda di Gesù; e la paginata d’intervista al cardinale Camillo Ruini, tutto intento a districarsi fra bipolarismo, stabilità, governo, federalismo e tutta la risma della formulette del politichese nostrano. Un’inversione di ruoli impressionante. Il porporato burocrate, del tutto privo di anelito spirituale, esternava come leaderino di una fazione fra le tante. Mentre l’intellettuale laico ragionava con noi sui significati più autentici di un avvenimento cristiano.

GAD LERNER


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